lunedì 13 settembre 2010



Gandhi fu un vegetariano rigoroso (diremmo oggi vegano) e sperimentò, nel corso della sua vita, svariate diete alla ricerca di un'alimentazione minima sufficiente per soddisfare i fabbisogni corporei in maniera da esercitare la minore violenza possibile sulla natura[32]. Scrisse articoli[33] sull'argomento già mentre studiava legge a Londra, dove, in un incontro della Società Vegetariana inglese, conobbe l'attivista Henry Salt, di cui aveva letto il libro Difesa del vegetarianismo:

« Vidi che gli autori vegetariani avevano esaminato il problema molto attentamente, dettagliandone gli aspetti religiosi, scientifici, pratici e medici, e dal punto di vista etico erano arrivati alla conclusione che la supremazia degli uomini sugli animali inferiori non implicava che i primi dovessero cacciare i secondi, ma che i più progrediti dovessero proteggere gli inferiori, e che ci dovesse essere assistenza reciproca fra loro come c'era fra uomo e uomo. (Gandhi) »


Il grande rispetto di Gandhi per gli animali è essenzialmente dovuto alla convinzione che uomini e animali siano allo stesso modo creature di Dio ― sensibili alla gioia e al dolore ― e che il progresso morale dell'uomo consista perciò nell'amare e nel tutelare le altre creature:

« La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali. (Gandhi) »


Gandhi espresse anche, per questi motivi, una severa condanna della vivisezione, paragonandola ― per la sua smania di onnipotenza senza scrupoli ― alla magia nera:

« Il mio amore per la cura naturale e i sistemi indigeni non mi rende cieco ai progressi compiuti dalla medicina occidentale, malgrado l'abbia stigmatizzata come magia nera. Ho usato quella dura espressione ― e non la ritiro ― perché essa ha contemplato la vivisezione e tutto l'orrore connesso, perché non si ferma davanti a nessuna pratica, per quanto maligna possa essere, pur di prolungare la vita del corpo e perché ignora l'anima immortale che risiede nel corpo. »

(fonte Wikipedia)

lunedì 30 agosto 2010

Chris DeRose

CHRIS DE ROSE


Chris De Rose è un ex-attore hollywoodiano che ha dedicato la sua vita alla difesa degli animali, occupandosi in particolar modo della tratta di cani e gatti per i laboratori di vivisezione e sperimentazione negli USA.
In Italia è reperibile il suo libro autobiografico "A Muso Duro" ( http://www.ibs.it/code/9788887947182/derose-chris/a-muso-duro-da.html )
E' fondatore della associazionee Last Chance for Animals http://www.lcanimal.org/

Ecco la sua biografia da Wikipedia:
Chris DeRose (born June 28, 1948) is an animal rights activist[1], recipient of the 1977 ‘Courage of Conscience’ International Peace Award[1] and a former actor. He appeared on General Hospital, Cagney and Lacey, CHiPs, The Rockford Files and Baretta. He was an on-camera reporter for the television shows Hard Copy and Inside Edition.

DeRose was born in Brooklyn, New York. He is the founder and president of Last Chance for Animals and the author of the book In Your Face: From Actor to Animal Activist. DeRose has been arrested 11 times and jailed 4 times for opposing animal cruelty, including his participation in a break-in at the UCLA Brain Research Institute in 1988. DeRose was fired from General Hospital when he had to go to jail.

DeRose appeared in the 2006 HBO Documentary "Dealing Dogs" along with an undercover animal rights activist known as "Pete" and other activists of Last Chance for Animals. Together, they uncovered mistreatment of animals on a large scale at the Martin Creek Kennel in Arkansas. They were successful in closing down the operation and subsequently found homes for the mistreated dogs that were being sold to labs for experimentation.

"Dealing Dogs" documents the project that was designed to expose Martin Creek Kennel's inhumane treatment of dogs and violations of the law. The investigation was initiated by Last Chance for Animals, a Los Angeles-based animal-rights group. Chris DeRose, the founder and president of Last Chance for Animals, said he hoped "Dealing Dogs" would speed the passage of the Pet Safety and Protection Act, which amends the Animal Welfare Act to ensure that dogs and cats used by research facilities are obtained legally. "We want to put them out of business," Mr. DeRose said of the crooked Class B dealers.[2]

One of DeRose's most controversial actions was arranging for two undercover operatives to pay Wisconsin animal dealer Erving Stebane $50 to kill and butcher a dog while DeRose secretly videotaped the action. Felony charges were filed against the dealer, but in June 1993 Calumet County circuit judge Donald Poppy ruled that the case constituted illegal entrapment and ordered the return of 143 dogs which had been seized.[citation needed] In an interview with Kit Pavarenti,[3]DeRose grimaces at the words. “I made a painful decision,” he admits, “and a dog died.” The memory of that night still carries more than its share of remorse. To fend it off, he reminds us and himself that the dog’s death was imminent, with or without the presence of a camera, and that the camera brought at least some degree of meaning to its sacrifice. Indeed, the public outrage precipitated by the case galvanized not only the community, but drew the attention of U.S. Representative Toy Roth (D-WI), who introduced the Stebane Bill,” legislation designed to strengthen penalties for violations of the Animal Welfare Act. Roth also wrote a letter to Mike Espy, Secretary of Agriculture, voicing his deep concerns with unlawful Class B vendor activities. His sentiments are echoed by U.S. Senator Fiengold (R-WI).[3]

DeRose received the 1997 Courage of Conscience International Peace Award and once worked as a police officer and an investigator. In 2006, he became the Director of Animal Welfare (DAW) for West Hollywood, California.

On March 4, 2008, DeRose posted a video response to YouTube calling out an American Marine, David Mortari, who allegedly threw a puppy off a cliff in Iraq. DeRose called Mortari a coward and stated he was disturbed by the video.

martedì 20 luglio 2010

JULIA HILL


Julia Hill (conosciuta come Julia Butterfly Hill) (Jonesboro, 18 febbraio 1974) è una ambientalista statunitense.
È diventata nota perché è rimasta per 738 giorni nella foresta di Headwaters, Contea di Grand (Colorado), dal dicembre del 1997 al dicembre del 1999, su di una sequoia a circa 55 metri[1] di altezza per impedirne l'abbattimento da parte della Pacific Lumber Company. Ha raccontato la sua permanenza sull'albero nel libro The legacy of Luna (Luna è il nome dato alla sequoia), tradotto in italiano con il titolo La ragazza sull'albero.
Tuttora si occupa di diritti ambientali.
Biografia
È figlia di un pastore e di una maestra e ha due fratelli. La sua infanzia è caratterizzata da continui spostamenti attraverso l'America della famiglia per seguire il lavoro del padre. Circa un anno prima di salire sull'albero, Julia fu coinvolta in un incidente automobilistico che le procurò un lieve danno al cervello. Del tutto guarita, si mise in viaggio con alcuni amici lungo le strade americane. Una di queste strade l'ha portata nei boschi di sequoie di Humboldt County. Qui ha modo di osservare il disboscamento delle sequoie e i danni provocati così ai boschi e alle zone circostanti.
Opere
La ragazza sull'albero, Milano : Corbaccio, 2000.
"Ognuno può fare la differenza", Milano Corbaccio, 2002

(fonte: Wikipedia)